Dare valore alle diversità

Il vigne­to Spag­nol­li spic­ca per etero­geneità: fon­dali mari­ni e strut­ture cal­ca­ree di epoche geo­logiche dif­fer­en­ti, marne e cal­cari organogeni di Mal­ce­sine, Nago e Chiu­sole, espo­sizione sud-occi­den­tale e sud-ori­en­tale, ven­ti con­dizionati dalle impo­nen­ti mon­tagne che cir­con­dano il vit­ig­no generan­do dif­feren­ze nelle viti e quin­di nel­la mat­u­razione delle uve, che ven­gono lavo­rate sep­a­rata­mente in can­ti­na e poi sapi­en­te­mente unite per scri­vere l’i­den­tità di Dis­ìo, l’essenza più rap­p­re­sen­ta­ti­va dell’anfiteatro Spagnolli.

La min­uziosa rac­col­ta man­uale in pic­cole ces­te per­me­tte di preser­vare, e poi di val­oriz­zare, le nat­u­rali dif­feren­ze delle ter­razze che com­pon­gono l’anfiteatro Spag­nol­li, vini­fi­cate sem­pre separatamente.

I diver­si cru ven­gono infine assem­blati per definire l’elegante ed irripetibile fir­ma gus­to-olfat­ti­va delle creazioni Spagnolli.

METODO CLASSICO

Anal­isi, mis­urazioni, sper­i­men­tazioni ed una serie innu­merev­ole di prove suf­fra­garono la pri­mor­diale idea dei due ami­ci, con­fer­man­do l’ideale con­nu­bio Cimone — Meto­do Classico.

PASSIONE

WINE ARTISANS
La pas­sione del­la famiglia Spag­nol­li per i Blanc de Noirs non ha las­ci­a­to spazio a dub­bi: il Pinot nero come stru­men­to per suonare la melo­dia di un ter­ri­to­rio e del­la sua sto­ria. Pinot nero che per Francesco Spag­nol­li fu un colpo di ful­mine. Innamoratosene nel lon­tano 1968 tra i banchi di scuo­la, ques­ta pas­sione lo portò dap­pri­ma nel­la Cote de Nuit di Bor­gogna, dove fu stre­ga­to da una degus­tazione di Romanée Con­ti, e poi nel­la Cham­pagne, dove s’innamorò dei Blanc de Noirs delle Mon­tagne de Reims, che Francesco visi­ta peri­odica­mente dal 1977.